Siamo noi stessi i limiti per i nostri sogni, al pari di quanto siamo noi stessi i geni che li potranno esaudire.

Roberta la Viola

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giovedì 27 febbraio 2014

Intenzione

La ParolaNuda di questo post è proprio intenzione.

La Treccani la definisce come segue:

"... dal lat. intentio -onis, der. di intendĕre «tendere, rivolgere».
Orientamento della coscienza verso il compimento di un’azione, direzione della volontà verso un determinato fine; può indicare semplicemente il proposito e il desiderio di raggiungere il fine, senza una volontà chiaramente determinata e senza la corrispondente deliberazione di operare per conseguirlo".

La definizione data dall'enciclopedia Treccani continua con la distinzione tra volontà e intenzione, secondo la quale, nella seconda vi sarebbe una minore determinazione.
Eppure l'intenzione che mettiamo nel fare o non fare qualcosa determina in gran parte il raggiungimento del risultato sperato.

Allora la domanda è: siamo proprio sicuri di mettere tutta l'intenzione possibile, quel tenderci verso l'obiettivo, quando agogniamo qualcosa?

Troppo spesso siamo portati a giustificare il non raggiungimento, cercando qua e là le motivazioni che ci hanno spinto ad agire in un certo modo.
Troppo spesso sentiamo la frase "non era nelle mie intenzioni ..." e troppo poco spesso pronunciamo, o sentiamo la frase, "era nelle mie intenzioni".
Dove stiamo direzionando la nostra volontà?
Verso dove ci stiamo muovendo con l'intenzione di farlo?




Quando ci prefissiamo un obiettivo è fondamentale saper rispondere a tre domande:
Cosa?
Come?
Quando?

Iniziamo da qui, smettere di dirci il perchè una cosa non ha funzionato può essere utile, sapere cosa voglio, come farò ad ottenerlo e in quanto tempo, è fondamentale!

Giustifichiamo le nostre azioni, le cose che diciamo, quelle che non diciamo e ci impegniamo in analisi che non ci aiuteranno a stare meglio.
Perchè lo facciamo?
Forse proprio perché non abbiamo la giusta intenzione, o forse perché stiamo facendo qualcosa con l'intenzione di qualcunaltro.
Mi riferisco a tutte le volte che ci impegnano in una direzione senza desiderare di andare proprio da quella parte.

C'è un punto zero, quando voglio cambiare qualcosa, quando voglio raggiungere un obiettivo, e questo punto si chiama in gergo "ecologia dell'obiettivo".
Il punto zero è sapere ciò che voglio, essere certi che l'obiettivo è mio e di nessun altro.
Non potrò raggiungere l'obiettivo se l'intenzione non è mia, non orientata verso qualcosa che io voglio e non mia madre, mio padre, mio marito, mia moglie e così via.
L'intenzione è necessaria, gli strumenti per chiarila altrettanto.

Questa ParolaNuda è dedicata a tutti quelli che scelgono le scelte di altri, a tutti quelli che pensano di aver "fallito" per incapacità.
Non posso pensare di aver "fallito" se ciò verso cui sono andato era ciò che non volevo.
La bella notizia è che ci sono sempre altre possibilità, bisogna saperle vedere, bisogna scovarle, e per farlo ciò che conta è la nostra intenzione.

Questa ParolaNuda è anche un tassello che si aggiunge al discorso sul coaching, proprio perché il coach è un facilitatore, è lo Sherlock Holmes delle risorse che la persona ha dimenticato di possedere.
Il coaching aiuta a chiarire l'intenzione per direzionarla con la giusta determinazione verso il cambiamento.

Quindi, buona scoperta a tutti!

giovedì 20 febbraio 2014

Ri-cominciamo ...

...urlato un po' come fa Pappalardo nel suo storico brano...
Bando alle ciance, mi preme salutare tutti dopo questa lunga pausa.
No, non mi sento la diva che saluta i suoi fans, piuttosto semplicemente sono consapevole di non aver scritto nulla per tanto tempo.
Ho pensato spesso a questo spazio virtuale, lasciato qui, ma mai abbandonato, solo una serie di vicissitudini lavorative e non, non mi hanno permesso di dedicarmi nel modo in cui avrei voluto.
Chi fa marketing sa bene che al giorno d'oggi devi essere "presente" nel mondo virtuale proprio perchè questo ti aggancia a ciò che poi il mercato del mondo reale offre.
Senza dilungarmi troppo, dico semplicemente che, pur condividendo la filosofia di un certo marketing, la mia presenza negli ultimi mesi è stata prettamente nel mondo reale o molto poco in quello virtuale.

Vorrei, quindi, riprendere e farlo dalla libertà!




La libertà di decidere per se stessi, la libertà di sentire che possiamo decidere svincolandoci dai doveri che più o meno consapevolmente alimentiamo al nostro interno.

Spesso sento genitori lamentarsi dell'incapacità dei propri figli di decidere la strada da prendere e, di questi tempi, quasi sempre si tratta di lavoro, o studio.
Insomma di quelle scelte che i genitori spesso sentono di dover fare al posto dei loro figli.

Da genitori viene spontaneo immaginare un futuro per i bambini che abbiamo messo al mondo.
Quei bambini che diventeranno adolescenti e che già al momento della scelta della scuola sentiamo il dovere di consigliare; quegli adolescenti diventeranno i giovani che si troveranno di fronte alla scelta dell'università o del lavoro.
Proprio da qui in poi, spesso, compaiono le lotte intestine, quelle che ognuno vive singolarmente e spesso esprime a malo modo all'esterno.
Lotte di padri e madri che non vedono più il bambino su cui hanno riposto tanti sogni e progetti futuristici.
Lotte di figli che vivono il divario tra ciò che vorrebbero e ciò che sentono di poter o dover volere, il divario tra i propri progetti, a stento pronunciati, e quelli dei genitori che tanto hanno dato e detto.
Un apparente volo pindarico pone questi genitori di fronte ad un/una giovane che tenta e cerca di capire e decidere ciò che vorrà fare.

Questo è un campo minato, perché oltre alle singole situazioni familiari, spesso bisogna tener presente il contesto storico sociale, come il mercato del lavoro e le crisi economiche che da sempre si susseguono a momenti di prosperità.
Ma in questo spazio virtuale abbiamo già parlato del fatto che si è responsabili del proprio destino e che anche quando non si sceglie, si sceglie.

Ribadito questo, un dato è fondamentale, questi ragazzi hanno mai scelto?
Quanto, da genitori, abbiamo influito sulla capacità di essere "liberi" dei nostri figli?

A volte ci lanciamo in consigli senza guardare chi ci sta di fronte, lo facciamo con gli amici e ancor di più lo facciamo con i nostri figli.

Abbiamo un'idea di loro, l'abbiamo creata noi, nel corso della nostra convivenza, sulla base di questa idea siamo convinti che il primo figlio sia portato per fare questo, che il secondo sia più portato per quest'altro e così via.
Allora diventiamo i saggi che spingono, in maniera più o meno consapevole, affinché si intraprendano certe strade piuttosto che altre.

Cosa facciamo in realtà, siamo proprio sicuri che i nostri consigli siano tali e non contengano il rischio distruttivo tipico dei giudizi e di certe convinzioni?

Quando chiedo, ai genitori in difficoltà di relazione con i propri figli, se hanno mai provato a chiedere cosa vorrebbero fare questi ultimi, quasi tutti mi dicono di sì e, soprattutto, affermano di averlo fatto tante e tante volte.

Non dubitando della veridicità della risposta, credo che il punto sia come sia stata posta questa domanda.

Spesso chiediamo, includendo già risposte e opinioni, giudizi e convinzioni.

Ci sono tanti modi per aiutare un figlio, il primo è spingerlo verso la libertà.
Questa non coincide con il menefreghismo o l'egoismo, questa coincide con la capacità di scelta, l'indipendenza da condizionamenti e giudizi.
La libertà di essere se stessi e comprendere cosa si vuole.
Il ragazzo o la ragazza che non imparano a decidere e scegliere autonomamente, perché tanto c'è il genitore che lo farà per lui o lei, spesso da adulti cercano altre figure che possano sostituirsi ai genitori.
E il circolo vizioso è servito!

Il celebre testo di Gaber: "la libertà non è uno spazio libero, la libertà è partecipazione ..." 
mi fa chiedere, partecipiamo alla vita dei nostri figli o piuttosto ci sostituiamo a loro?

Chiudo questo post con una frase, che ritengo esaustiva di quanto detto, tratta da "Per dieci minuti" di C. Gamberale:

"Quando fanno qualcosa per noi, gli altri ci consegnano o in realtà ci tolgono un'occasione?"