Siamo noi stessi i limiti per i nostri sogni, al pari di quanto siamo noi stessi i geni che li potranno esaudire.

Roberta la Viola

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lunedì 21 gennaio 2013

Corsi e ricorsi storici

Chi ha studiato un pò di filosofia ricorderà, anche solo vagamente, i cosiddetti corsi e ricorsi storici di Vico, non intendo parlare di grandi sistemi e neanche di una materia infinita come la filosofia o la storia del mondo.

Stiamo parlando di noi, del ripetersi, nelle nostre vite, e del fatto che Giambattista Vico potrebbe aver avuto ragione parlando della storia dell'umanità, ma non credo di volergliene dare se penso alla vita che ognuno di noi sceglie di vivere ogni giorno.
Sto parlando di ciò che scegliamo e non sempre gradiamo, poiché troppo spesso pensiamo di non aver deciso ciò che stiamo vivendo.
Eppure in qualche modo siamo noi i fautori del nostro trascorrere, anche quando lasciamo che sia qualcun altro a scegliere per noi.

C'è chi ama nascondersi al momento giusto, e vedere solo il buio della caverna, o chi ama affrontare a testa alta, spesso troppo alta da non vedere dove mettere i piedi.

Non sto blaterando, sto mettendo insieme le riflessioni di un week end, trascorso ad osservare quanto siamo spesso inconsapevoli del nostro vivere come frutto delle nostre azioni, mentre troppo siamo convinti che ci sia invece piovuto dal cielo.

I corsi e ricorsi storici delle nostre vite allora sono le nostre abitudini, quelle che creano i risultati che neanche avremmo voluto.

Giorni fa qualcuno mi ha chiesto: e tu riesci a lavorare con le abitudini dei tuoi clienti, facendo in modo che le abbandonino?

Più una provocazione che un vera domanda...io l'ho accettata e accolta, perché è dal dubbio che nasce il cambiamento, e il mio interlocutore stava dubitando.

Quando inizio a dubitare dell'efficacia di una mia azione, a dubitare di una parola già detta e ridetta, allora si sta aprendo dentro di me la possibilità di modificare il corso della storia, la mia.
Sto dubitando, e se continuerò a farlo, riuscirò a sperimentare e mettere in gioco nuove azioni, nuove risposte e nuovi comportamenti, quindi anche nuovi risultati.

Abbiamo già affrontato la questione "cambiamento" in questo blog, rifarlo con parole nuove e riflessioni che nascono da altre esperienze non potrà fare altro che confermare ciò che stiamo dicendo.

Cambiare punto di vista può portarci fuori dalla ripetizione che non sempre ci rende soddisfatti.

Le domande che possiamo farci allora sono:
Qual è stata l'ultima volta che mi sono sentito bene, con me stesso e con il mondo intorno a me?

E cosa facevo in quel periodo?

Bene, se voglio ritornare a vivere quelle belle sensazioni, sarà il caso di riprendere quelle attività.
Attenzione però la nostalgia a volte tira brutti scherzi!
Quindi non vi sto proponendo di essere invasi da essa.
Piuttosto di analizzare quali sono le dinamiche che riproponete, quelle positive, quelle che vi fanno stare bene, per ricominciare a mettere in campo quelle stesse azioni e ritrovare il benessere.
Parimenti, se il ripetersi che vi viene in mente è spiacevole, allora dopo aver pensato alle vostre azioni, fate un bel piano di azione che vi porti ad abbandonarle.

E, per rispondere ancora al mio interlocutore, non è certamente facile ma sicuramente è possibile, lavorare sulle abitudini, basta volerlo.

P.S. Questo post è uno spunto per lavorare sui limiti che imponiamo a noi stessi col ripetere certe abitudini, mettere l'attenzione su questi aspetti è un passo importante per intraprendere un percorso di cambiamento, si tratta di un allenamento e, in quanto tale, se guidati da un coach esperto, sarà più agevole seguire il proprio sentiero.

martedì 15 gennaio 2013

Rispetto...

Rispetto, quante volte pensiamo di non riceverne?

Quanto spesso lasciamo la conversazione con qualcuno e sentiamo di non essere stati rispettati, ma cosa è il rispetto?

Credo che spesso confondiamo il significato di questo termine con un altro, accordo.
Sentiamo di non essere in accordo con qualcuno o meglio, spesso sentiamo che il nostro interlocutore non sia in sintonia con il nostro modo di pensare e allora percepiamo quella divergenza di opinione come una mancanza di rispetto.
In passato, anticamente, nella famiglia il genitore sentiva la mancanza di rispetto del proprio figlio quando questi non seguiva le tracce del padre, o quando sceglieva secondo principi non stabiliti dalla famiglia di origine.

Oggi, quell'atteggiamento mentale tipico di quel modello di famiglia, si esprime spesso negli atteggiamenti mentali e verbali che esprimiamo nelle nostre comunicazioni con gli altri.
Credo che spesso sentiamo che qualcuno sia stato irrispettoso nei nostri confronti, mentre in realtà ciò che abbiamo vissuto sia semplicemente una divergenza di opinione.

In pnl si fa spesso riferimento ad un concetto: "la mappa non è il territorio"
E' un concetto meraviglioso che apre a spunti di riflessione molteplici, questo però ci potrebbe portare ad un post troppo lungo.

E come possiamo allora sintetizzare questo concetto, che la pnl ha preso in prestito A. Korzybski?

"Qualche volta le nostre percezioni e la nostra lingua ci allontanano dai fatti con i quali abbiamo a che fare; la nostra comprensione di ciò che sta accadendo perde aderenza strutturale con ciò che sta realmente accadendo."

Quindi, siamo sempre certi che ciò che abbiamo vissuto sia proprio ciò che ricordiamo o ciò che "sentiamo" di aver vissuto?

Proviamo ancora, questa volta con un'immagine:

Cosa avrà voluto dire Magritte, quando dipinse questo quadro?
Magari niente, magari altro da ciò che diremo qui; io ho sempre interpretato questa immagine come un'altra possibile rappresentazione di ciò che Korzybski intendeva quando affermò che la mappa non è il territorio.

In altre parole, questa non è una pipa poiché si tratta di una rappresentazione di essa, ed in quanto tale questa pipa non può essere riempita di tabacco, non può essere accesa e, di conseguenza, non può essere fumata....

Trovo che questa immagine sia emblematica e sia da sola capace di spiegare la soggettività dell'esperienza, al pari de la mappa non è il territorio. 

Rispetto, o forse accordo?

lunedì 14 gennaio 2013

Respirare.

Vi siete mai chiesti in che modo respiriate?

Spesso chiedo ai miei clienti di respirare e la maggior parte delle volte vedo le loro facce guardarmi dubbiose.
Domanda stupida o forse banale la mia, certamente, usciamo dal ventre delle nostre madri e in pochi istanti i nostri polmoni si aprono e iniziano a svolgere la loro funzione, senza fermarsi per molto tempo, e meno male che sia così.

Quindi pensandola e osservandola da questo punto di vista, certamente la mia domanda può risultare banale.

Ma provate a fermarvi un attimo, smettete di fare ciò che state facendo, chiudete gli occhi e concentratevi sul vostro respiro.....
adesso, che lo sentite, come vi sembra?
E soprattutto potreste avere la sensazione che stiate facendo una cosa che non vi impegnava da tempo...come mai?

I motivi sono e possono essere tanti, e non vorrei dilungarmi in ipotesi e teorie, ciò che conta è ritornare a respirare.
Spesso il nostro modo di vivere, il nostro reagire alle situazioni che ci si presentano, ci lasciano in uno stato di apnea o ci inducono ad un respiro affannato, come se la nostra vita fosse una continua corsa.
Il nostro modo di respirare in questo senso rispecchia anche il nostro modo di essere presenti, la nostra modalità di reazione alle situazioni che viviamo.

Un'attività così scontata e naturale può diventare una scoperta necessaria per ritrovare il benessere e l'equilibrio.

Allora fermarsi, concentrarsi e respirare è l'esercizio più banale che si possa consigliare a qualcuno.
Dunque perché non iniziare a farlo, giacché si tratta di una cosa così naturale?
Una provocazione la mia, certo.

Ciò che posso dire a riguardo, lasciando da parte le mie provocazioni, è che spesso mi trovo a registrare una stessa risposta nei miei clienti.
Dopo aver chiesto loro di provare a ripetere questo esercizio ogni giorno in un determinato momento della giornata, e dopo aver chiesto di raccontarmi come sia andata, spesso la risposta che ho è: Mi sono talmente rilassato che poi ho dormito. O ancora: Non so come sia andata, perché credo di essermi addormentato presto.

Lasciando per un momento il fatto che ci si possa addormentare, non trovate che sia incredibile riuscire a rilassarsi facendo una cosa che facciamo continuamente?

Respirare, potremmo dunque brevettare un medicinale, pronto all'uso, che induca la respirazione, in questo modo le persone smetterebbero di acquistare altri medicinali che aiutino il sonno o il rilassamento.

Un'altra provocazione la mia, sì, ma pensate a come respirate, pensate a se capita anche a voi di andare in apnea o di essere affannati o ancora di non riuscire a respirare.

E dunque, iniziate a dedicare uno spazietto all'interno della vostra giornata in cui allenare il respiro per riscoprire ciò che già sapete fare...respirare.

Concluderò questo post con un altro pensiero banale:
respirare vi tiene in vita e smettere di farlo vi porterebbe alla morte, dunque potremmo dire che la qualità del vostro respiro incide sulla qualità della vostra vita, dunque se intendete vivere cercate di farlo nel miglior modo possibile, iniziate a respirare!





domenica 13 gennaio 2013

Li chiamano buoni propositi...

E dunque il nuovo anno ha preso piede col suo scorrere, e le nostre vite, senza arresto, insieme ai suoi giorni.

Spesso sentiamo proporci analisi e bilanci di fine anno, come se il periodo natalizio e tutta la sua atmosfera facessero da stimolo a riflessioni sull'essere e sull'avere.
Certamente può essere utile, ed io oggi però voglio proporre un discorso a mente lucida e lontani dall'emozioni dell'anno che termina il suo corso o dal Natale, che dicono, renda  tutti più buoni.

Sì, una analisi a mente lucida, perchè ciò che vi propongo è realizzare i vostri sogni e non soltanto desiderare di farlo come se il vostro, più che un intento, fosse una lettera a Babbo Natale.
Insomma, il rischio è che finita la dolce atmosfera tutto svanisca con essa...

Quindi, col cuore pronto, la mente lucida ed il vostro corpo presente a voi stessi, ciò che vorrei proporvi è di rispondere a delle semplici domande, che voi stessi porrete in prima persona:
. Ho raggiunto ciò che avevo pensato di raggiungere?
. Sento soddifazione per l'anno che da poco ho salutato?

Sia che la vostra risposta sia "si", sia che sia "no":

. C'è qualcosa che mi trascino dal precedente anno?
. Voglio ancora realizzarlo?

Sia che la vostra risposta sia "si", sia che sia "no"....

Prendete il foglio su cui avete scritto le vostre risposte e BUTTATELO via.
Sì, proprio così buttatelo via!
Ormai non ha senso rimuginare, se avevate qualcosa da imparare lo avete già fatto, quindi basta pensarci su è ora di iniziare, così come il nuovo anno è già iniziato davanti a voi.

Ora prendete un nuovo foglio e scrivete:

Cosa?
Quando?
Come?

Queste semplici tre domande vi porranno sulla strada giusta, la vostra.
Cosa volete realizzare?
Come intendete farlo?
Ed in quanto tempo, o quando vorrete che il vostro intento trovi realizzazione?
Ebbene si, non vi serve altro.

Senza perchè, senza se e senza ma, tutto quello che vi serve è la chiarezza dell'intento.

. Cosa vorrei sentire nel mio cuore, a dicembre 2013, rispetto al tempo trascorso da oggi?
. Cosa vorrei vedere intorno a me, come realizzazione delle mie azioni, alla fine di questo nuovo anno?
. Che sensazioni proverò quando avrò realizzato ciò che oggi mi propongo e che mi faranno da cartina tornasole?

Allineati con voi stessi, vuol dire allineati con la meta.
Dunque buon inizio.


Anche questo di oggi è un piccolo esercizio e, come tale, vale la regola  che se fatto con la guida di un coach esperto troverete maggiori vantaggi nel farlo.