Siamo noi stessi i limiti per i nostri sogni, al pari di quanto siamo noi stessi i geni che li potranno esaudire.

Roberta la Viola

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mercoledì 12 dicembre 2012

"Parlare di musica è come ballare d'architettura."

Il titolo di questo post è preso in prestito da Frank Zappa.
E cosa c'entra un genio della musica con un blog sul coaching?

Beh, io trovo che tutto c'entri con tutto, se qualcuno ne vede una relazione, e quella che vedo qui è che: parlare del coaching è come ballare d'architettura.

Voglio dire che quando si dice troppo su qualcosa, in qualche modo, la natura stessa del soggetto sfugge alla sua stessa identità.

Il coaching va fatto, come la musica va suonata, ascoltata, ballata...
Se si parla di musica, pur potendolo fare, si perde la sua stessa natura.
Insomma, certamente si può parlare di musica, così come posso fare tante altre cose, ma certamente per goderne a pieno dovrò ascoltarla.

Il coaching, parallelamente, va praticato, va fatto, ci si allena con il coaching per esplorare e attivare le proprie risorse al fine di stare meglio.
Ma se si parla troppo del coaching, come per la musica, se ne perderà l'essenza.

Il coaching è un'esperienza da vivere sulla propria pelle, raccontarlo, spiegarlo lo ridurebbe a qualcosa di molto distante dalla sua godibilità.

E quindi, per essere coerenti con quanto detto, non aggiungo altro.

1 commento:

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